Grazie al pittore

Sebastianelli Claudio

Non rifugiarti nell’ombra
Di quel folto di verzura
Come il falchetto che strapiomba
Fulmineo nella caldura.

E’ora di lasciare il canneto
stento che pare s’addorma
E di guardare le forme
Della vita che si sgretola.

Ci muoviamo in un pulviscolo
madreperlaceo che vibra,
In un barbaglio che invischia
gli occhi e un poco ci sfibra.

Pure, lo senti, nel gioco d’aride onde
Che immigra in quest’ora di disagio
Non buttiamo giù in un gorgo senza
fondo
Le nostre vite randagie.

Come quella chiostra di rupi
Che sembra sfilacciarsi
In ragnatele di nubi;
Tali i nostri animi arsi.

In cui l’illusione brucia
Un fuoco pieno di cenere
Si perdono nel sereno
Di una carezza: la luce.

Eugenio Montale

Non rifugiarti nell’ombra