È da un po’ che mi girava in testa questo titolo; ricordavo di averlo nella mia libreria e di averlo letto tantissimo tempo fa. Non so di preciso cosa mi abbia spinto a riprenderlo tra le mani, forse il ricordo delle emozioni che ho provato leggendolo o solo il fatto che mi fosse piaciuto, sta di fatto che una sera mentre i miei figli dormivano (finalmente direi!!!) mi sono messa in poltrona accanto al camino acceso e ho aperto questo piccolo e prezioso libro.

La storia di “Il vecchio e il mare”

La storia è quanto mai semplice ma piena di significato: l’autore ci racconta di un vecchio pescatore Santiago molto povero della Cuba del secolo scorso affiancato da un ragazzino che gli è molto affezionato e al quale lui ha insegnato i segreti della pesca.

Purtroppo da molto tempo la sfortuna ha preso il sopravvento sul vecchio pescatore che da moltissimi giorni non è riuscito a pescare nulla e i genitori del ragazzo non vogliono più che vada con lui.

Il ragazzo è molto preoccupato per l’amico e per la sua salute e non vorrebbe che si avventurasse al largo da solo per tentare nuovamente la fortuna, ma l’uomo non perde la speranza, è determinato a prendere un bel bottino di pesca e il giorno dopo parte al largo sulla sua piccola imbarcazione per pescare il pesce più grande che si sia mai visto.

Il giorno successivo come previsto salpa poco prima dell’alba, raggiunge il largo, cala le sue lenze e rimane in attesa fino a che un grosso pesce abbocca e inizia a trainarlo sempre più lontano.

Da qui inizia una vera e propria lotta a mani nude che durerà tre giorni, fino alla vittoria del vecchio.

La battaglia col pesce

La lotta tra il vecchio e il grande pesce è rispettosa, senza colpi bassi, un duello tra pari e l’ammirazione che il vecchio prova per questo animale lascia trasparire tutto l’amore che egli ha per la natura e i suoi abitanti.

La semplicità del vecchio Santiago, la sua vita umile ma guerriera contro le sfide della vita per la sopravvivenza è simbolo della determinazione, della tenacia con la quale va vissuta la vita in tutte le sue difficoltà e a tutte le età. Poiché a tutti prima o poi capiterà di prendere il largo in un mare burrascoso dove potremmo essere sopraffatti dal dubbio di non riuscire ad uscirne vivi, eppure come Santiago possiamo resiste ascoltando il nostro corpo e la nostra mente e provare a raggiungere i nostri obiettivi lasciandoci trasformare in meglio dai cambiamenti. Come il vecchio dovremmo essere capaci di trasformare le nostre debolezze, le nostre paure, le nostre mancanze in punti di forza, in primis accettandoli e guardandoli per quelli che sono in modo da non farne delle zavorre.

Anche dopo aver vinto contro il maestoso pesce però non può riposarsi ed è di nuovo messo a dura prova; dopo tanta fatica dovrà affrontare ancora una sfida: gli squali!

La conclusione della storia

A questo punto la narrazione cambia del tutto, non è più una lotta alla pari in cui il rispetto sembra essere la norma che regola il duello: qui tutto è lecito. Gli squali seguono la scia di sangue avidi di addentare un boccone del succulento banchetto ed il vecchio tenta di tenerli lontani dal corpo, che ormai non è più solo un pesce ma quello di un vecchio amico.  Purtroppo Santiago perde la lotta contro gli squali, che divorano la maggior parte del marlin. Torna però a riva portando con sé la fama di quello che fu il pesce più grande mai visto e non si abbatte o dispera per come è andato la situazione ma con la vicinanza e l’affetto del ragazzo che si prodiga su di lui per fargli riacquistare le forze, la sua mente è già pronta per un’altra avventura della vita/pesca.  

 La metafora della vita

Mi piace leggere questa storia come una grande metafora della vita, delle dure battaglie per raggiungere gli obiettivi, delle sfide grandi o piccole che ognuno di noi affronta per esaudire i propri sogni e, delle difficoltà e fatiche per arrivare dove vogliamo.

Ritrovo nella costanza e tenacia di Santiago la forza ma anche l’immensa fiducia e positività dimostrate durante la dura battaglia in mare e questo rievoca in me il pensiero delle battaglie lungo l’arco della propria esistenza, delle lotte ancor più dure per vincere le insidie e gli imprevisti che possono distruggere tutto ciò per cui lottiamo ogni giorno. Quelle insidie che talvolta purtroppo possono anche vincere e distruggerci, come Santiago dopo tre giorni di mare, lasciandoci a terra nella nostra sconfitta e nel nostro dolore, ma che se guardati da un’altra prospettiva possono essere la forza che ci spinge di nuovo a rialzarci, riprenderci e ricominciare a lottare per la propria vita.

Inoltre ciò che mi ha affascinato maggiormente, che mi ha conquistato ed è rimasto impresso dentro di me è la forza della resilienza, l’umile semplicità con la quale questo saggio uomo affronta la sua “vita” quotidiana, l’amore e l’importanza che dà a tutte le cose che lo circondano e che gli sono necessarie per vivere. La sua capacità di fronteggiare e riorganizzare in ogni momento le proprie azioni dopo aver subito eventi negativi. Non è una mera resistenza passiva, una reazione inconsapevole e automatica agli eventi nefasti e difficili che vive, ma la risposta cosciente, che si traduce in una potenzialità e prospettiva di rivincita. Egli non ignora e non nega le difficoltà, e nemmeno le minimizza, al contrario riesce ad andare avanti con tenacia e forza; utilizzandole per aumentare la consapevolezza di sé.

                                                                                                

IL VECCHIO E IL MARE di Ernest Hemingway